Descrizione del termine giuridico Minore età:
In Italia, il concetto di minore età fa riferimento al periodo di vita di un individuo che precede il raggiungimento della maggiore età, età in cui una persona acquisisce la piena capacità legale e può quindi esercitare tutti i diritti e le responsabilità previsti dall’ordinamento giuridico. Secondo l’articolo 2 del codice civile italiano, la maggiore età si raggiunge al compimento del diciottesimo anno di età, momento in cui cessa appunto lo stato di minore età.
Durante il periodo di minore età, sono i genitori o, in loro mancanza, i tutori a esercitare la potestà genitoriale, la quale include il dovere e il diritto di curare gli aspetti educativi, morali ed economici della vita del minore. Questa potestà consente inoltre di rappresentare il minore negli atti della vita civile, purché tali atti non siano tra quelli esclusi dalla legge o riservati all’autonomia del minore, come alcuni tipi di lavoro autorizzati per i minori di una certa età oppure la possibilità di prestare il proprio consenso per atti relativi alla salute alla luce della legge sulla responsabilità medica.
Il codice civile e le leggi speciali proteggono il minore mediante una serie di norme che limitano la sua capacità di agire in campo giuridico per tutelarne gli interessi. Il minore non godendo di piena capacità giuridica, non può ad esempio stipulare contratti o disporsi di beni senza il consenso dei genitori o del giudice tutelare, in certi casi.
Tuttavia, con l’aumentare dell’età, si riconosce al minore una maggiore capacità di discernimento: sono previsti gradi crescenti di autonomia legale a seconda dell’età e della maturità. A titolo esemplificativo, a partire dai 16 anni un minore può ottenere il permesso di guidare ciclomotori o aprire un conto corrente bancario, seppur con alcune limitazioni, mentre a partire dai 14 anni è riconosciuto il diritto al lavoro, sebbene sottoposto a strette regole per proteggere la salute, la sicurezza e lo sviluppo del minore.
Nel diritto penale, la minore età influenza anche la responsabilità penale. I minori sotto i 14 anni sono considerati incapaci di intendere e di volere e pertanto non imputabili. Dai 14 ai 18 anni invece, si applica un regime speciale di imputabilità in cui si tiene conto della loro età e si applicano misure volte principalmente alla loro educazione e reintegrazione sociale.
Contesto giuridico in cui il termine Minore età può essere utilizzato:
In un contesto di diritto civile, un esempio dell’applicazione del concetto di minore età si può riscontrare nell’ambito della responsabilità contrattuale. Immaginiamo che un quindicenne decida di acquistare uno smartphone online senza il consenso dei genitori. Dato il suo stato di minore età, il contratto potrebbe essere annullato poiché non aveva la capacità giuridica di concludere un tale accordo in autonomia. Nel caso in cui il venditore fosse a conoscenza della minore età dell’acquirente, potrebbe anche sorgere la questione della sua responsabilità per avere stipulato un contratto con un minore senza il necessario consenso dei titolari della potestà genitoriale.
In campo penale, al contrario, possiamo prendere in esame un giovane di 17 anni che commette un furto. Poiché non ha ancora raggiunto la maggiore età penale di 18 anni, non sarà processato come un adulto, ma sarà sottoposto al sistema giudiziario minorile che prevede procedure, sanzioni e misure di riabilitazione differenti, orientate più alla sua rieducazione che al semplice fine punitivo.
La minore età rappresenta quindi un concetto giuridico fondamentale nell’ordinamento italiano, che riflette non solo una necessità di tutela dei più giovani, ma anche un riconoscimento della loro progressiva acquisizione di capacità e responsabilità. Attraverso i suoi principi e le sue regolamentazioni, la legge si adatta alle varie fasi dello sviluppo dell’individuo, garantendo protezione e allo stesso tempo valorizzando l’autonomia personale nel cammino verso la piena maturità legale ed etica.